A cura del Dott. Paolo Zanon
L’ecografia mammaria per donne sopra i 40 anni
Nelle donne sopra i quarant’anni la prima indagine da eseguire per identificare una possibile patologia della mammella è la mammografia, mentre l’ecografia mammaria può rappresentare un accertamento di completamento, dopo una mammografia. L’ecografia mammaria perciò “può” essere opportuna, ma non “deve” essere necessaria in tutti i casi. Si rende necessaria, o quantomeno assai utile, in presenza di mammelle con strutture ghiandolari particolarmente dense, laddove l’accuratezza diagnostica della mammografia si abbassa.
Di conseguenza, l’approccio diagnostico con la sola ecografia, in assenza di una mammografia recente, è da sconsigliare perché l’ecografia mammaria non rappresenta un valido accertamento diagnostico di prima istanza nella prevenzione secondaria del carcinoma mammario nelle donne al di sopra dei 40 anni.
L’ecografia mammaria per donne sotto i 40 anni
Nelle donne sotto i quarant’anni la prima indagine da realizzare per identificare una possibile patologia della mammella è l’ecografia mammaria. Essa necessita di apparecchi e di sonde ecografiche ad alta risoluzione, utilizzate da un professionista radiologo specificatamente dedicato allo studio della mammella, come avviene nella diagnostica senologica di Nova Salus.
L’ecografia mammaria nelle donne sotto i 40 anni serve a:
- ricercare i carcinomi che possono insorgere nella giovane, anche se asintomatica
- esaminare pazienti già verso i 35 anni di età con familiarità significativa (due o più familiari con riscontro di carcinoma mammario)
- valutare eventuali noduli palpabili spesso segnalati dalla paziente stessa
- diagnosticare forme di mastite in allattamento o meno
- procedere a un accertamento diagnostico preliminare a procedure di fecondazione assistita, accertamento oggi sempre più frequente nelle donne con accertata ereditarietà su base genetica (test BRCA1 E BRCA2)
Perché la mammografia viene sconsigliata sotto i 40 anni?
Il motivo è facile da spiegarsi. La mammografia è un’indagine che utilizza radiazioni ionizzanti e la mammella è un organo radiosensibile, particolarmente nelle donne giovani.
Qualora utilizzassimo estensivamente la mammografia nella donna giovane, non solo non avremmo mammelle adeguatamente indagabili, ma – peggio ancora – sarebbero più i carcinomi mammari radioindotti rispetto a quelli che spontaneamente insorgerebbero o insorgono nella fascia di età sotto i quarant’anni.

Ecografia mammaria, mammografia e mastodinia
Spesso le pazienti che si sottopongono all’ecografia mammaria segnalano un quadro clinico di dolori diffusi e irradiati, a uno o a entrambi i seni.
È la condizione che noi professionisti chiamiamo “mastodinia”.
Questo disturbo, che può talvolta essere anche importante, è una frequente motivazione che induce le pazienti a presentarsi per un’ecografia mammaria. La loro speranza è che il medico radiologo senologo riconosca nelle immagini una qualche patologia e quindi possa consigliare un rimedio. Viceversa, sia l’ecografia che la mammografia non sono utili per una diagnosi in caso di mastodinia in quanto il quadro clinico di una paziente non dà traduzione alcuna in termini di immagini. Capita quindi che la signora esca dallo studio meravigliata per una diagnosi negativa e possa manifestare sfiducia nel medico, che non ha attribuito ad alcunché i suoi dolori.
Va precisato nel contempo che il medico radiologo senologo è un clinico (non è solo un professionista che valuta immagini, ma consiglia e indirizza la paziente verso i suoi percorsi diagnostici presenti e futuri); potremmo affermare che già il colloquio con la paziente rappresenta una prima importante parte diagnostica.
Successivamente si procede all’esame ecografico e quindi alle conclusioni e alle spiegazioni che al termine vengono tradotte in referto.
Il professionista ha anche il compito di consigliare sui successivi comportamenti diagnostici da tenere, valutando anche il livello personale di rischio o situazioni che comunque la signora evidenzia.
A cura del Dott. Paolo Zanon